Patrimonio

La biblioteca comprende attualmente:

  • 310 codici, tra latini, greci, siriaci, etiopici e in volgare, dei secoli XII-XIX;
  • 250 manoscritti musicali dei secoli XVIII – XX, a prevalente interesse locale;
  • 37 incunaboli;
  • 1466 cinquecentine;
  • oltre 22.000 stampati dei secoli XVII-XXI.

Nonostante le accessioni dei secoli successivi, ancor oggi il patrimonio librario della Giovardiana presenta i caratteri tipici di una biblioteca del ceto colto romano del Settecento e rispecchia ancor più fedelmente i molteplici interessi personali di Vittorio Giovardi. Tutti i codici medievali e rinascimentali, gli incunaboli e le rarità della Giovardiana sono certamente frutto della sua passione collezionistica.

Manoscritti

I manoscritti musicali dei secoli XVIII – XX, a prevalente interesse locale, sono 250.
Tra i manoscritti giovardiani, spicca il codice degli Acta di San Mercurio, lezionario in scrittura beneventana, monumento paleografico, prezioso per miniature, realizzato nello scriptorium benedettino di S. Sofia di Benevento all’inizio del secolo XIII e acquistato sul mercato romano dal Giovardi nel 1724 e da lui stesso pubblicato nel 1730.
Per valore artistico dei grandi capilettera “abitati” e per sontuosità della decorazione, è degno di particolare menzione il manoscritto 10, codice fattizio omogeneo, aggregazione di quattro diversi corali certosini, il più significativo dei quali risale al 1368 circa e reca grandi capilettera “abitati”, opera di miniatori napoletani della cerchia di Cristoforo Orimina.
Sono di àmbito romano quattrocentesco altri due fra i più significativi manoscritti giovardiani, entrambi peraltro di natura archivistica in quanto realizzati per scopi amministrativi: gli Statuta dei maestri delle strade dell’Urbe, pergamenaceo elegantemente decorato, testimonianza storica di quest’antica magistratura preposta alla viabilità e all’edilizia e uno dei più antichi registri originali di brevi pontifici, relativo al 1477, di singolare importanza per lo studio della iniziale prassi nella registrazione di questi documenti.
Anche molti manoscritti giovardiani moderni, ossia posteriori alla metà del Cinquecento, hanno natura archivistica e sensibile rilievo storico, come quelli provenienti dai cardinali Giovanni Battista Pallotta (1594-1668) e Giangiacomo Cavallerini (1639-1699): comprendono registri originali di corrispondenza segreta delle nunziature di Vienna e Parigi, relazioni di carattere politico e diplomatico, testimonianze dell’attività dei maggiori uffici della Curia romana e dello Stato della Chiesa. Non è da trascurare neppure l’interesse che rivestono i manoscritti giovardiani moderni di natura libraria, in quanto si tratta spesso di fonti preziose per ricostruire le attività letterarie e teatrali che animavano la società di Roma e dintorni in età barocca.

Incunaboli

Tra i libri stampati, l’incunabolo di maggior interesse è lo Speculum vitae humanae di Rodrigo vescovo di Zamora, per essere stato prodotto dalla prima tipografia attiva in Italia, quella dei tedeschi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz. Costoro, su invito del cardinale Juan de Torquemada, importarono l’arte della stampa da Magonza a Subiaco nel 1464 e, poi, a Roma, dove stamparono lo Speculum vitae humanae nel 1468 con caratteri umanistici di vera perfezione. L’esemplare della Giovardiana è pervenuto integro e reca nei capilettera miniati la decorazione a bianchi girari, un tipo di ornamentazione basato su intrecci di viticci raffigurati in forma di bianche e sottili strisce sinuose e circolari, a volte ornate nell’interno di puntini multicolori, tipica dei manoscritti romani quattrocenteschi.

Cinquecentine

Tra le cinquecentine della biblioteca vi sono volumi rarissimi, come le Pharsaliae di Lucano uscite dai torchi di Johann Pruss a Strasburgo nel 1509 o come l’edizione originale della Regola delli cinque ordini d’architettura del Vignola. Ma anche altre pubblicazioni posteriori sono interessanti sotto il profilo artistico, scientifico e bibliologico: ad esempio la Vita et historia beatae Mariae Virginis di Jacques Callot, l’Atlante veneto e la Biblioteca universale del Coronelli, il De re diplomatica del Mabillon.